Di lavoro si muore… Record al Sud

Di lavoro si muore… Record al Sud

Eccoci qui con l’editoriale di Maggio di SudLavoro. Già, Maggio, il mese che si apre celebrando la festa del lavoro.

Decenni e decenni di lotte portarono in passato a grandi conquiste. La principale per cui fu indetta la ricorrenza? La riduzione della giornata lavorativa a ritmi più umani, per evitare lo sfruttamento.
Oggi, invece, sembra non si abbia più voglia di lottare ma, anzi, la rivendicazione dei diritti basilari sia diventata una guerra tra poveri. Il lavoro non c’è per tutti e allora al via il gioco al ribasso.

Ed è così che, a venire meno, è proprio la sicurezza garantita a chi un impiego ce l’ha ma deve tenerselo stretto.
“Vuoi più garanzie e meno precarietà? Accontentati che al tuo posto c’è la fila disposta ad accettare quello che già ti offriamo…”
“Hai delle richieste per la tua sicurezza? O tagliamo loro oppure tagliamo te…”

Ed ecco quindi spiegati gli ultimi dati dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del lavoro su base Inail secondo cui nel 2018 il 3,8% dei lavoratori (circa circa 641mila persone) ha subito un incidente su lavoro.
Infortuni ma non solo, visto che di lavoro si muore: lo scorso anno sono stati 1.133 i decessi con un drammatico aumento del 10 per cento rispetto al 2017.

Proprio nel Mezzogiorno il record di morti sul lavoro. Tra tutte le città italiane c’è un podio tutto meridionale per il biennio 2017-2018: il maggior numero di infortuni mortali di lavoratori si registra nella provincia di Crotone (6,3 ogni mille) e, a seguire, nelle province di Isernia (5,9‰) e Campobasso (4,7‰). La classifica prosegue impietosa con altre località del Sud ai primissimi posti: Caserta (4,4‰), Vibo Valentia (4,1‰) e Matera (4‰).
A livello regionale, il Molise guida come area a più alto rischio di vita durante l’attività lavorativa (5,8‰), seguita dalla Calabria (3,9‰) e dalla Basilicata (3,7‰).

Maglia nera per il numero di malattie cancerogene imputabili al lavoro, invece, per Taranto.

Nulla da festeggiare. Un mondo di motivi, al contrario, per continuare a lottare.