Caporalato, storie di ordinaria follia
La volta delle fragole, poi quella delle ciliegie, ecco che tocca all’uva. E ancora cereali, legumi, ortaggi e frutta di stagione. Tutto sempre uguale, anno dopo anno.
Il Sud torna a fare notizia sui giornali con un unico comun denominatore: il caporalato. Nemmeno un mese di cronaca è sufficiente per tracciare un quadro sulla schiavitù di massa delle campagna meridionale.
Imbarazzo della scelta sul luogo da dove partire. Un viaggio ideale che comincia dalla Puglia: dalla province di Bari, Brindisi, Taranto mete dei blitz più recenti con il consueto carico di arresti e denunce.
Dalla Puglia alla Lucania il passo è breve: 27 aziende irregolari su 32 nell’operazione di metà giugno condotta dal Comando Provinciale Carabinieri di Matera e la Direzione Territoriale del Lavoro della Basilicata nelle zone di: Tursi, Montalbano Jonico, Rotondella, Nova Siri, Metaponto e Bernalda.
Siamo a Caserta, nei campi agricoli dei comuni di Villa Literno e Francolise, dove le forze dell’ordine mettono in luce manodopera utilizzata in maniera non occasionale: cittadini rumeni reclutati ogni mattina e trasportati in campagna per la giornata.
Non va meglio con la raccolta di agrumi calabrese. Un consistente fenomeno di caporalato nella Piana di Gioia Tauro è ciò che emerge nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Palmi.
Lavoro in nero nel più totale disinteresse per le misure di sicurezza. Ragusa e Catania protagoniste, dalle imprese nel vittoriese impegnate nella raccolta degli ortaggi a San Giovanni La Punta, Aci Castello e Maletto location privilegiate per lo sfruttamento.
Quando si parla delle ricette per sconfiggere il caporalato in molti si rifugiano nell’utopia. Forse non sarebbe sufficiente, ma in realtà appare doveroso, fermarsi un momento a riequilibrare prezzi di mercato e costi di produzione.
Potrebbe essere un primo passo per un intervento strutturale, per dare un segnale di cambiamento e un freno allo sfruttamento.
Infatti è il gioco a ribasso, quello che porta prima nella Grande Distribuzione Organizzata e poi sulle nostre tavole prodotti a prezzi irrisori, a disintegrare una filiera: per rimanere competitivi sul mercato (tradotto rimanere in vita) tagliare sulla manodopera diventa la scelta obbligata.
Pomodori nei banchi del supermercato ad una manciata d’euro. Tra sudore e sangue.